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L’aggressione di Tartaglia a Berlusconi e lo striscione comparso a Cosenza

Nello stesso giorno a Livorno, invece, la partita fu interrotta per due minuti per il lancio di petardi mentre dalla curva occupata dai tifosi locali partirono alcuni slogan proprio contro l'allora premier

L’aggressione di Tartaglia a Berlusconi e lo striscione comparso a Cosenza

Siamo tutti Tartaglia” recitava nel 2009 uno striscione esposto nella Curva Sud del Cosenza dopo l’aggressione che subì Silvio Berlusconi. Erano i tempi in cui il premier era ancora sulla cresta dell’onda e il suo nome suscitava odio o amore. Nessuno ne era indifferente e Forza Italia risultava la prima forza del paese.

Il 13 dicembre di quell’anno il Presidente del Consiglio fu colpito da una statuetta del Duomo di Milano da un uomo fino ad allora sconosciuto alle cronache dei giornali. Massimo Tartaglia era nascosto tra la folla, ma quando riuscì ad arrivare nei pressi di Berlusconi lo centrò in pieno volto con il monile.
Le immagini di Silvio sanguinante fecero il giro del mondo in un amen e l’aggressore fu arrestato. Successivamente disse che vedeva in lui tutto ciò contro il quale era giusto lottare e che non gli scese mai giù una frase che gli addebitò tre anni prima: «Non ci credo che esistano così tanti coglioni che votano a sinistra». Qualcosa che gli fece covare vendetta fino a farsi giustizia in piazza.

L’eco del gesto fu enorme e il mondo del calcio, dove Silvio alimentò il suo consenso elettorale, non stette a guardare. In Cosenza-Spal 3-1 gli ultrà dei Lupi non si fecero sfuggire l’occasione ed esposero il drappò di cui sopra per festeggiare una netta affermazione di Stefano Fiore, allora numero 10 dei rossoblù, e compagni. Lo striscione regalò un sorriso a taluni e fece borbottare rimproveri ad altri. Contestualmente, a Livorno, invece, la partita fu interrotta per due minuti per il lancio di petardi mentre dalla curva occupata dai tifosi locali partirono alcuni slogan proprio contro l’allora premier. Le due tifoserie, ideologicamente di sinistra, occuparono il giorno dopo le pagine di quotidiani nazionali, e non solo locali, come La Repubblica, L’Unità e il Corriere della Sera. Qualcuno parlò di “istigazione alla violenza” altri invece di puro “slogan goliardico”.

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