mercoledì,Luglio 3 2024

Il “sottogruppo” di San Vito scoperto dalla procura di Cosenza: il retroscena

L'informativa dei carabinieri risale al 21 marzo 2022, quando la Dda di Catanzaro aveva già richiesto le misure cautelari nel procedimento penale Reset

Il “sottogruppo” di San Vito scoperto dalla procura di Cosenza: il retroscena

Il primo presidio di legalità a Cosenza è senza dubbio il tribunale. Da qui nascono infatti le intuizioni investigative che vanno a finire poi per competenza territoriale alla Dda di Catanzaro. È successo anche negli ultimi anni, quando l’allora ufficio inquirente diretto dal procuratore capo Mario Spagnuolo, aveva intuito che nel quartiere “San Vito” di Cosenza fosse attivo dal punto di vista criminale un presunto “sottogruppo” dedito al narcotraffico. A scoprirlo sarebbero stati i carabinieri che, depositando una vasta informativa alla procura di Cosenza, hanno evidenziato che i pusher coinvolti avrebbero “lavorato” per conto di Carlo Bruno, successivamente inserito dai pm antimafia nel gruppo degli italiani.

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Il ruolo di Carlo Bruno

L’informativa contenuta nelle carte dell’inchiesta porta la data del 21 marzo 2022, periodo in cui è già in corso la richiesta di misura cautelare di Reset, e la Dda di Catanzaro inizia a pensare al futuro investigativo. Così mette insieme pezzo dopo pezzo e indica i vari sottogruppi, tra cui quello di Carlo Bruno. Quest’ultimo avrebbe assunto il ruolo di «principale canale di approvvigionamento della sostanza stupefacente», essendo, a dire degli investigatori, il «referente di zona». Bruno inoltre avrebbe curato la ripartizione della droga «alimentando, altresì, in tale contesto, in maniera specifica e continuativa, l’attività di cessione e vendita posta in essere da Manuel Esposito», al quale il Riesame di Catanzaro ha confermato la gravità indiziaria e quindi la misura cautelare della custodia in carcere.

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I presunti partecipi

Ma per mantenere attiva la presunta attività illecita finalizzata al traffico di stupefacenti, la Dda di Catanzaro, e contestualmente il gip Arianna Roccia, la stessa sarebbe stata portata avanti anche grazie alle sospette condotte delittuose di altre persone. A partire da Nadia Lo Polito, Massimiliano Lo Polito, Rosina Pati, Karim Pati, Cristian Pati, Salvatore Pati, Dimitri Bruno, Fabio Ciarlo, Luigi Antonio Garofalo, Vittorio Pino, Cesare Quarta, Mattia De Rose, Francesco Mosciaro, Gianluca Fantasia, Giuseppe Gozzi, Pamela D’Ambrosio, Maria De Rose e Diego Porco. Tutti nomi (e cognomi) finiti nell’inchiesta Recovery.

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