giovedì,Luglio 4 2024

Reset, «Francesco Ripepi è estraneo al contesto criminale di Cosenza»

Discussa la posizione dell'imputato, difeso dall'avvocato Michele Franzese, ma anche quelle di Rocco Abbruzzese e Maurizio Rango

Reset, «Francesco Ripepi è estraneo al contesto criminale di Cosenza»

Proseguono senza sosta le discussioni difensive nel processo abbreviato di Reset. La sentenza di primo grado, che sarà emessa dal gup Fabiana Giacchetti, si avvicina sempre di più. Intanto, gli avvocati difensori cercano di ribaltare il teorema accusatorio.

In una delle ultime udienze, sono state discusse le posizioni di Rocco Abbruzzese, difeso dall’avvocato Mariarosa Bugliari. Su “Pancione”, secondo la penalista cosentina, «tutti i collaboratori, che si sono succeduti nel tempo, hanno indicato episodi singoli peraltro non contestualizzati e quindi mi chiedevo: come è possibile che un soggetto che viene affiliato nel 2001, poi ricompaia magicamente soltanto nel 2018, perché il mio assistito, lo ricordo ancora una volta, non è mai stato neanche indagato nelle più importanti inchieste degli ultimi tempi, quindi né a Testa del Serpente né in nessun’altra operazione e quindi c’è un evidente buco in questa associazione». Ritenendo che sia estraneo anche a una presunta estorsione ai danni di un ristorante, dove in un’intercettazione non si farebbe riferimento a Rocco Abbruzzese, l’avvocato ha invocato una sentenza d’assoluzione.

A seguire è stata discussa la posizione di Maurizio Rango. In realtà l’avvocato Teodora Gabrieli ha depositato una memoria difensiva, evidenziando che la pena richiesta dalla Dda di Catanzaro è troppo elevata rispetto al periodo in contestazione. Rango, lo ricordiamo, è in carcere dal novembre 2014, in quanto condannato all’ergastolo per l’omicidio di Luca Bruni.

La posizione di Francesco Ripepi

Poi è stata la volta dell’avvocato Michele Franzese, difensore di Francesco Ripepi. I pm antimafia Vito Valerio e Corrado Cubellotti contestano all’imputato a Ripepi la presunta veicolazione di messaggi, la presunta individuazione di nascondigli per i latitanti, la presunta cooperazione in azioni omicidiarie, la presunta detenzione di armi e il traffico di stupefacenti. Per l’avvocato nessuna di queste condotte emerge dagli atti processuali.

«Che sia un estraneo rispetto al compendio probatorio è certo ed è granitico. E la cosa ancora più preoccupante è che Francesco Ripepi non è estraneo solo rispetto a questa attività di indagine, Francesco Ripepi è estraneo anche rispetto a tutte le ulteriori vicende processuali che l’ufficio di Procura ha collezionato e ha mandato all’attenzione del suo fascicolo, tutte le operazioni di mafia, che vengono utilizzate dall’ufficio di Procura per provare asseritamente questa confederazione, non riguardano Ripepi», ha spiegato Franzese.

«Ripepi – ha spiegato l’avvocato Michele Franzese – non è mai stato processato per quei procedimenti di mafia, l’unica situazione processuale che lo ha visto indagato è l’operazione Telesis, conclusasi nel 2010, rispetto alla quale Ripepi è stato assolto con formula ampia dall’allora G.U.P. distrettuale dottoressa Mellace. Per il resto Ripepi non ha mai preso parte a nessuno scenario asseritamente mafioso o che poi è approdato in sentenze che hanno statuito la sussistenza di associazione».

La sentenza Mannino

Per dare ancora più forza al suo ragionamento difensivo, l’avvocato Franzese, in conclusione d’intervento, ha citato la sentenza Mannino. «La Cassazione proprio con quella sentenza ti dice che non basta il battesimo di ‘ndrangheta, che qui non c’è, che non basta neanche una messa a disposizione, che qui non puoi ricavare, che non ci sono gli automatismi probatori, che in questo caso sono stati fatti, quello che ti dice la sentenza tu mi devi dire quando si è associato, come si è associato, ma soprattutto cosa ha fatto». Per queste e altre ragioni, l’avvocato Franzese, che insieme al collega Sandro Furfaro difende Francesco Ripepi, ha chiesto l’assoluzione.

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