martedì,Luglio 2 2024

Il “sottogruppo” di Roberto Porcaro, ruoli e nomi dei presunti partecipi indagati in Recovery

Già "reggente" del clan degli italiani di Cosenza, uno dei principali soggetti finiti nel mirino della Dda di Catanzaro, ha alle spalle numerosi procedimenti penali. Ecco quali sono

Il “sottogruppo” di Roberto Porcaro, ruoli e nomi dei presunti partecipi indagati in Recovery

Se n’è parlato in Testa di Serpente, in Reset e ora anche in Recovery. La figura criminale di Roberto Porcaro è presente nelle ultime tre inchieste antimafia della Dda di Catanzaro contro la ‘ndrangheta di Cosenza. Senza dimenticare che Roberto Porcaro è coinvolto pure nelle indagini Crypto, dove ha subito una condanna in primo grado a 20 anni di carcere per narcotraffico, e Affari di Famiglia.

Roberto Porcaro coinvolto anche in Crypto e Affari di Famiglia

Nel primo caso parliamo dell’operazione antimafia della Dda di Reggio Calabria contro una presunta associazione a delinquere dedita al traffico di stupefacente organizzata dal gruppo Cacciola-Pronestì-Certo, operante nella Piana di Gioia Tauro, con ramificazioni in provincia di Cosenza. Ed è qui che spunta Roberto Porcaro, il quale, secondo i finanzieri, avrebbe collaborato con Francesco Suriano, inserito per la Dda nel contesto malavitoso di Amantea. Nel secondo caso, invece, si fa riferimento al procedimento penale contro il presunto clan di ‘ndrangheta dei Calabria, al cui vertice ci sarebbe Pietro, oggi al 41 bis, tra i soggetti più vicini e fedeli al boss di Cosenza, Francesco Patitucci.

Cosa dicono i pentiti di Roberto Porcaro

Tornando a Roberto Porcaro, i pubblici ministeri antimafia di Catanzaro Corrado Cubellotti e Vito Valerio ritengono che il già presunto “reggente” del clan degli italiani di Cosenza abbia ricoperto un ruolo fondamentale nel narcotraffico in salsa cosentina. «Di Porcaro – si legge nelle carte dell’inchiesta – parlano in termini univoci tutti i collaboratori di giustizia». Per chi ha giudicato la richiesta di misura cautelare per gli indagati di Recovery, Roberto Porcaro avrebbe dato ordini ai suoi presunti “sodali” di compiere varie azioni delittuose di natura estorsiva e soprattutto di aver ricoperto un incarico da protagonista in tema di stupefacenti.

I presunti partecipi al “sottogruppo”

Per la Dda, come avvenuto per altri “amici” di Patitucci, anche Roberto Porcaro avrebbe costituito un “sottogruppo” riconducibile agli italiani, di cui ne farebbero parte: il collaboratore di giustizia Francesco Greco, Attilio D’Elia, conosciuto come “Cristian”, i fratelli Alberto e Danilo Turboli, Tatjana Natale, Gaetano Bartone (che il Riesame ha già scarcerato), Bruno Bartolomeo (arrestato pure oggi, lunedì 3 giugno, dalla procura di Cosenza), Alfredo Sirufo, Antonio Francesco Caputo, Giuseppe Caputo, Vincenzo Caputo, Armando De Vuono e Massimiliano D’Elia.

Per gli investigatori, in particolare, i fratelli Danilo e Alberto Turboli sarebbero i “luogotenenti” di Porcaro per l’attività di spaccio. I pentiti hanno riferito su entrambi: «Del “Sistema” autorizzato allo spaccio c’è Roberto Porcaro che si serve di (…) Alberto Turboli, il fratello Danilo» e pure «del cugino Checco di cui non ricordo il cognome, quello che abita dopo i pompieri», verosimilmente Francesco Greco, secondo le dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Giuseppe Zaffonte.

La figura di Bruno Bartolomeo

Infine, Bruno Bartolomeo. Una figura criminale in forte ascesa. Indagato nell’inchiesta sul carcere di Catanzaro, lo troviamo, com’è detto, in Recovery e nell’indagine sullo spaccio a “Santa Teresa“, zona della Movida cosentina, e “San Vito“, quartiere popolare di Cosenza. Per la Dda di Catanzaro, Bruno Bartolomeo avrebbe agito «con il concorso morale e materiale della compagna Immacolata Erra, la quale custodisce il denaro e beneficia degli introiti illeciti» ha scritto il gip di Catanzaro. Ma i “sottogruppi” non finiscono qui.

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