sabato,Giugno 29 2024

Il prefetto di Cosenza ai nuovi sindaci: «Garantite la legalità, così eviteremo di nominare commissari»

La cerimonia presso il Salone degli Specchi della Provincia. Vittoria Ciaramella: «Era importante mettervi insieme, ma siete troppi e non potevo ricevervi in Prefettura»

Il prefetto di Cosenza ai nuovi sindaci: «Garantite la legalità, così eviteremo di nominare commissari»

Le auto parcheggiate su piazza XV Marzo disegnano la geografia della provincia. Il nome del comune stampato sulla fiancata ne indica la provenienza: alcune hanno percorso pochi chilometri appena, altre hanno portato il motore allo spasimo prima di arrivare a destinazione.

Google Maps indica in un’ora e quarantuno minuti il tempo necessario a coprire la distanza che separa Oriolo da Cosenza. «Siamo quasi in Basilicata». Simona Colotta è stata confermata sindaco e indossa la fascia tricolore sopra a un fresco vestitino estivo che non scompare per nulla al cospetto di mise decisamente più ricercate. L’ultimo censimento Istat fissa a 1834 il numero dei residenti che, in ventuno anni, è sceso di 1100 e rotti unità. “Arroccato su uno sperone a 450 metri di altezza” (Cit. Wikipedia), Oriolo sopravvive alle frane ed è uno dei trecentosessanta borghi più belli d’Italia.

Circola la lira, Laura Pausini vince tra le nuove proposte di Sanremo con il brano La Solitudine, un lancio di monetine accoglie l’arrivo di Bettino Craxi davanti all’hotel Raphael di Roma e la legge numero 81 introduce l’elezione diretta dei sindaci: corre l’anno 1993, Amendolara si reca al voto e le urne decretano la vittoria della socialista Maria Rita Acciardi. Rieletta nel 1997, rimane in carica fino al 2001. Dopo ventitré primavere, compresa quella drammatica che l’anno scorso s’è portato via il sindaco in carica Pasquale Aprile, Amendolara ha frugato nella scatola dei ricordi e ha scelto ancora lei. La giacca verde fa pendant con le scarpe, mentre i capelli di un taglio ribelle ricordano il colore delle mandorle che danno il nome al Comune. Maria Rita Acciardi ha lo sguardo assorto e il suo pensiero sembra andare ai tempi in cui i sindaci giuravano ancora nelle mani del prefetto.

Angelina Barbiero s’è alzata alle cinque per innaffiare i pomodori piantati nell’orto davanti a casa. Poi, come ogni mattina, ha fatto visita agli operai impiegati nei cantieri comunali e (soltanto dopo) s’è messa in viaggio da Buonvicino per raggiungere il Salone degli Specchi della Provincia di Cosenza. Adesso che è qui, inforca gli occhiali, si guarda intorno e dice: «Molti sono colleghi sindaci che, come nel mio caso, sono stati riconfermati; altri invece li vedo per la prima volta».

Se la vittoria fosse un animale, a Lattarico assumerebbe senza dubbio le sembianze di una “civetta”, assai simile alla seconda lista presentata in Comune (73 voti appena) che ha consentito al sindaco uscente Antonella Blandi di raggirare lo scoglio del quorum. Filo di perle attorno al collo e tailleur pantalone bianco, si gode il plebiscito e confessa: «Se ho ottenuto il 96% dei consensi, è perché ho un rapporto personale con tutti gli abitanti del mio paese».

Salvatore Magarò se la ride sotto i baffi (che non ha). Sul viso l’espressione sorniona tipica di chi viene da lontano. Sindaco di Castiglione Cosentino dal 1985 al 2004, una parentesi da consigliere regionale, torna a guidare il Comune nel 2019 e viene riconfermato. Se gli chiedi come mai non indossi la fascia tricolore, risponde: «Non è l’abito che fa il monaco, ma questo non lo scrivere».

Orfano di fiocco e frange (suo malgrado) anche il neosindaco di Montalto Uffugo Biagio Faragalli, che spiega: «La cerimonia di proclamazione non si è ancora svolta, ma sono venuto lo stesso perché il prefetto mi ha invitato». Poi si lascia fotografare al fianco di Irma Bucarelli, primo sindaco donna di Mendicino: condividono l’appartenenza a Forza Italia e i mal di pancia causati ai rispettivi predecessori.

Un calice di prosecco e la comune battaglia contro la legge “Spacca Italia” sanciscono la pace (?) tra Franz Caruso e Rosaria Succurro, presente nella triplice veste di presidente Anci, presidente della Provincia e sindaco di San Giovanni in Fiore. Il prefetto Vittoria Ciaramella sta in mezzo e sorride, ma soltanto pochi minuti prima si era vista costretta a intervenire per arginare la “chiamata alle armi” suonata dal primo cittadino di Cosenza all’indirizzo degli altri colleghi, proprio sull’autonomia differenziata: «Sindaco va bene così, questa è una riunione istituzionale». E lui aveva taciuto.