domenica,Giugno 30 2024

Cosenza, la guerra dei clan all’eroina killer: «Porta morte e guardie»

La pentita Anna Palmieri ricorda la caccia data dalla sua organizzazione agli spacciatori che di nascosto importavano da Napoli le famigerate "petrine"

Cosenza, la guerra dei clan all’eroina killer: «Porta morte e guardie»

«Le petrine portano morte, la morte porta le guardie. E con le guardie non si lavora». La sequenza proposta dalla pentita Anna Palmieri è di comprensione immediata ed è anche la sintesi di un ragionamento che, negli anni scorsi, ha spinto la criminalità organizzata di Cosenza verso una scelta radicale: nessuno, senza distinzioni di sorta, avrebbe spacciato in città eroina in pietre.

Le famigerate «petrine», la Palmieri le chiama così, altro non sono, infatti, che eroina grezza, di quella non ancora tagliata, che in mani poco esperte risulta quasi sempre letale. Uno spauracchio per i tossicodipendenti, ma un brutto guaio pure per i clan locali. Negli anni scorsi, diverse morti per overdose avvenute in città, compresa quella «del figlio di un ex boss», erano associate proprio al consumo di questo tipo di droga confezionata a Napoli.

Da qui, la decisione unanime, presa su sponda criminale, di istituire una sorta di embargo. «Neanche i Banana possono portarla» sottolinea la Palmieri nel riconoscere ai suoi cognati la primogenitura in tema di spaccio di eroina. «Solo con loro puoi lavorare, se non ti vuoi rompere l’altra gamba» aggiunge in modo caustico la pentita. Il punto è che, per un certo periodo, di “petrine” a Cosenza ne circolavano a volontà. E come avvenuto in altre occasioni, ad attivarsi per individuare il trafficante infedele fu Celestino Abbruzzese.

Anna Palmieri ricorda i tempi in cui lei e suo marito stavano «uscendo pazzi per capire chi portava quest’altra droga a Cosenza». E una volta individuati i responsabili, Micetto avrebbe vaticinato così: «Mo’ hanno finito». Dalle parole ai fatti, la punizione inflitta ai sottobanchisti di petrine sarà delle più esemplari. Uno di loro riceve una pallottola nelle gambe e, quell’agguato, segna anche la sparizione dell’eroina killer dalle strade cittadine.

L’episodio, però, non stronca la carriera degli spacciatori artefici di quel traffico. «Per un periodo li avevano bloccati, non gli davano più droga. Poi, dato che erano anche tossici – rammenta la Palmieri – andarono dai miei cognati a piangere e loro gli dissero che la droga, se la volevano, dovevano pagarla subito. E quindi ne prendevano piccoli quantitativi e i soldi li davano alla consegna».