mercoledì,Luglio 3 2024

Don Carlo Arnone, una missione lunga 55 anni tra i boschi della Sila

Biblista, studioso gioachimita, più volte ricevuto dai papi in Vaticano, ha rinunciato a nomine importanti per continuare il suo lavoro in Calabria. E' definito il Parroco delle Periferie

Don Carlo Arnone, una missione lunga 55 anni tra i boschi della Sila

Monsignor Carlo Arnone è un prete diocesano, appartenente al clero cosentino. Sono esattamente 55 anni che serve con grande impegno e determinazione la chiesa di San Giovanni in Fiore. Qui è nato nel 1941 e, dopo un corso di studi e specializzazioni piuttosto approfondito tra Cosenza e Catanzaro, è stato consacrato sacerdote il 14 Agosto 1969 da mons. Domenico Picchinenna.

Don Carlo sta vivendo momenti di salute molto delicati, ma è lucidissimo e bene informato, e continua a fare l’assistente spirituale del Centro Internazionale di Studi Gioachimiti. Sembra ieri quando cinque anni fa ha celebrato il suo 50.mo di sacerdozio: nell’occasione tanti vescovi e tantissimi sacerdoti si sono ritrovati nell’abbazia florense di San Giovanni in Fiore per abbracciarlo. Una cerimonia solenne ed esaltante.

La sua attività di giovane e dinamico prete è iniziata e si è sempre più consolidata nelle periferie, nei quartieri in degrado, nei posti dove non esisteva nemmeno una cappella per pregare e dove, molto spesso, mancavano i principali servizi pubblici. «I giornalisti mi hanno definito il parroco delle periferie”, perché, rifiutando altri incarichi, ho deliberatamente scelto di operare pastoralmente nelle periferie est del grosso centro silano – allora abbandonate dal punto di vista religioso – ricevendo la nomina di Parroco della Natività B.V.M dove sorgeva un monastero basiliano celeberrimo (dicono gli storici) che sopravvisse, sia pure nelle condizioni di un monastero annesso e subordinato, al potente archicenobio florense di Gioacchino da Fiore. Nella Parrocchia della Natività costruii tre chiese ed un’altra in Sila fuori parrocchia!»

Per don Carlo è stato un impegno sempre duro. Pur senza mezzi e risorse a sua disposizione, egli ha lottato duramente in favore della promozione umana, sociale e spirituale delle anime che gli sono state affidate, soprattutto quelle dei soggetti più fragili e soli. «I momenti più belli della mia vita di parroco sono quelli in cui realizzavo la costruzione delle chiese dove si poteva esercitare il culto cattolico, confortato da quanto ha scritto Gioacchino, e cioè che “Le chiese sono opere sociali e coloro che le promuovono avranno i loro nomi scritti in Cielo dove brilleranno come stelle di prima grandezza nel firmamento, nel giorno della parusia finale». 

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